Da buon analizzatore di dati, Dodo ripercorre i punti chiave del meritato successo europeo in cui ha avuto un ruolo determinante in campo e fuori.
È stato un lungo cammino di avvicinamento quello verso questa Ryder. Il lavoro con Luke Donald è iniziato a fine luglio del 2022 ma io già collaboravo con Henrik Stenson con le statistiche. Luke mi ha chiesto di spiegargli cosa stessi facendo e di aiutarlo proseguendo l’opera.
Setup strategico
Prima dell’Open d’Italia 2022 abbiamo passato una mattina intera sul campo per capire cosa fare e cosa no. In casa puoi decidere quasi integralmente il setup: a parte le bandiere scegli la larghezza dei fairway, la sabbia nei bunker, dove mettere i tee e la crescita del rough.
Abbiamo così toccato tutti gli aspetti chiedendo poi lo spostamento di alcuni tee per vedere quale tipologia di giocatore venisse favorito tra i 150 in campo.
Dopo questi esperimenti c’è stata una piccola riunione su cosa mancasse e sulle variazioni per l’appuntamento seguente, fissato a maggio 2023. Per il setup abbiamo analizzato le statistiche dei giocatori europei e americani seguendo logiche precise.
Foursome decisivi
La prima scelta è stato il cambio di formula dopo oltre 30 anni. Sulla carta eravamo più forti in foursome e così abbiamo cambiato. Certo, se perdi questo può diventare un problema ma le probabilità erano poche.
Ma i fattori che hanno portato alla vittoria sono stati tanti e non solo numerici: Luke è stato fantastico nel coinvolgere tutti nella stessa maniera, specialmente i più forti che si sono sentiti responsabilizzati. Tutti hanno portato almeno mezzo punto e non sempre questo succede in Ryder.
Ai nostri meriti si sono unite le difficoltà statunitensi
Da fuori sembrava ci fosse poca coesione tra i giocatori americani, però bisogna vedere cosa succede dentro gli spogliatoi. Anche la polemica sui soldi non è una novità.
Personalmente mi sembra fuori logica poiché una delle cose belle della Ryder è giocare per l’onore e la gloria, in fondo siamo pagati tutto l’anno.
Questa polemica ha fatto bene a noi. Poi penso abbiano fatto un po’ di confusione sin dall’inizio. Hanno chiesto ai giocatori con chi volessero essere abbinati, così si sono trovati già delle coppie fisse. Ne avevano 12 ma solo 7/8 possibilità di accoppiamento. Thomas e Spieth era scritto che avrebbero giocato insieme in quattro palle, così come Cantlay con Schauffele e Scheffler con Burns in foursome.
Quando c’è poca flessibilità e qualcosa va male non c’è possibilità di cambiamento. Durante la cerimonia di apertura abbiamo constatato di aver azzeccato tutti i loro accoppiamenti e così siamo scesi in campo determinati.
Non mi aspettavo un quattro a zero ma onestamente almeno tre punti. A quel punto è stata una rincorsa che ha costretto gli USA ad accoppiamenti improbabili.
Il lavoro statistico dietro le quinte
Il lavoro dietro le quinte è stato enorme, abbiamo tenuto tutte le statistiche dei match in tempo reale così da poter decidere chi mettere in campo negli incontri successivi.
Un lavoro in buona parte fatto dai ragazzi che lavoravano per me così io sono potuto rimanere in campo per dare una mano a Hovland prima e Hatton nel finale.
Nei singoli può succedere di tutto ma questa sarebbe stato davvero incredibile per perdere. Avevamo Rory, Jon e Viktor che stavano giocando bene e sapevamo che quattro punti sarebbero venuti fuori.
Era prevedibile che nei singoli Johnson avrebbe messo i migliori nei primi incontri per tentare di recuperare così abbiamo fatto lo stesso nella consapevolezza che, facendo 1,5 o 2 punti nei primi quattro si sarebbe potuto creare la giusta inerzia. Il resto è storia.
Mi è stato chiesto se non mi sia venuta voglia di essere in campo con i bastoni. Beh, il livello era talmente alto che tirare due colpi mi avrebbe fatto fare brutta figura. È stato bello e molto intenso viverla da vicecapitano. Alla fine eravamo tutti senza voce!
Doppio successo
L’immagine dell’Italia è uscita benissimo. Sentire commenti positivi anche dagli stranieri sull’organizzazione è stato gratificante.
Donald capitano anche nel 25? È amato da tutti e il nucleo della squadra sarà composto da almeno 7/8 dei giocatori a Roma. Il dubbio può essere che non ha mai perso una Ryder e a Bethpage sarà dura.
Penso che il rischio valga la candela, perché vincendo diventerebbe una leggenda, perdendo non intaccherebbe quanto di buono ha fatto. Io spero che lo faccia e che l’Europa riporti finalmente la coppa a casa dagli Stati Uniti dopo il Miracolo di Medinah.