È vero, ho ottenuto il mio miglior piazzamento all’Open d’Italia. Sono soddisfatto sia del risultato che del mio gioco che continua a essere molto buono da tee a green. Se devo recriminare qualcosa forse sono le prime nove buche di domenica, per il resto nulla da dire. Come purtroppo mi capita nell’ultimo anno ho puttato maluccio, altrimenti penso che avrei potuto avere anche chance di vittoria. Comunque è stato molto bello giocare per la prima volta al nuovo Marco Simone così come avere il supporto del pubblico presente. Mi hanno chiesto quante persone ci fossero. Onestamente non lo so però viaggiando quello che colpisce è come in Europa ci siano restrizioni così differenti tra i paesi. A Wentworth hanno fatto entrare 25.000 persone al giorno mentre in Olanda 1.000.
I gemelli Rasmus e Nicolai Højgaard lavorano entrambi con me per le statistiche e strategie di gioco. Ho iniziato a seguirli lo scorso anno dopo il lockdown. Nonostante siano gemelli hanno un gioco molto diverso tra loro. Nicolai è lungo e putta molto bene. Per contro Rasmus gioca bene da tee a green ma putta meno bene. Secondo me alla lunga Nicolai avrà più chance di primeggiare anche se vedo entrambi, in un paio di anni, tra i primi 50 al mondo. Hanno tutti e due una bella testa e sono affiancati da un ottimo staff.
Spesso mi si chiede come sia possibile che due gemelli, con fisico uguale e cresciuti con gli stessi maestri siano così diversi nel gioco. Il golf ha talmente tante variabili che ogni giocatore è per forza di cose diverso dall’altro. Anche il carattere influenza il gioco, di conseguenza due giocatori identici al mondo non esistono. Ovviamente con gli Højgaard ci siamo focalizzati su aspetti differenti. Con Rasmus, che è più regolare da tee a green abbiamo lavorato su putt ma anche sulla strategia. Essendo regolare giocava maggiormente alle bandiere e spesso l’aggressività non lo premiava. Con Nicolai invece, essendo molto lungo, c’è bisogno di aumentare la precisione. Con il suo coach stiamo mirando a tenere più palle in pista per poter sfruttare la lunghezza e raccogliere i frutti sui green.
Così come non esistono due giocatori identici, di conseguenza è molto difficile individuare gli aspetti da modificare. Negli altri sport i migliori sono spesso gli stessi. Prendete i primi 10 del tennis, i calciatori più noti, i cestisti più famosi. Nel golf invece si può passare da essere nei primi dieci del World Ranking all’oblio. È uno sport decisamente particolare poiché la differenza tra giocare bene o male è fatta di piccoli dettagli. Quando si gioca bene spesso non si sa perché e, di conseguenza, nel giocare male è difficile capire i motivi. Ci sono tantissime variabili. Quelli più consistenti cambiano il meno possibile e trovano la loro strada. Se guardiamo gli swing che avevano a 20 anni Lee Westwood o Sergio Garcia notiamo che sono molto simili a quelli attuali. Quando si fanno cambiamenti radicali si può migliorare ma anche creare grandi problemi. Se a queste modifiche aggiungiamo poi infortuni, problemi famigliari o personali si fa presto a passare dal top a essere fuori dai 100 del mondo in men che non si dica.
Chiudiamo parlando di Ryder Cup. Mi avete chiesto un pronostico. Beh, la vedo molto dura per l’Europa questa volta. Gli americani sono in ottima forma mentre i nostri top, Jon Rahm a parte, non stanno attraversando il loro miglior momento. Però non si sa mai, anche le donne europee nella Solheim Cup erano sfavorite e poi hanno vinto facile.
Sarà il campo a dare le risposte e, a proposito di percorso, per gli europei non è male. Ci ho giocato nel 2010 il PGA Championship. Bisogna vedere come lo hanno preparato. Spesso c’è vento e se il rough sarà tosto allora noi europei avremo maggiori chance di riportare a casa la coppa.