Il cambio dello staff e il periodo invernale hanno permesso a Francesco Molinari di lavorare sul suo swing ripulendolo dalle compensazioni accumulate negli anni, per riportarlo a quando mancare i fairway era una notizia.
Nonostante la stagione agonistica dei Tour non conosca più interruzioni, l’inverno è solitamente il momento nel quale si può lavorare sui cambiamenti.
Nel suo caso, sono stati radicali.
Il cambio dello Staff
Dopo l’estate scorsa, quando sono tornato in Italia, ho fatto un reset totale, a partire dal mio staff che oggi è al completo.
Per il gioco lungo e gli approcci mi sto affidando al belga Jérôme Theunis, sul putt continua il lavoro con Phil Kenyon, anche se con meno frequenza rispetto a un po’ di tempo fa mentre come caddie ho scelto Samuel Bernard, un ragazzo francese che lo scorso anno lavorava con Matt Wallace con il quale ha vinto un torneo del PGA Tour a Punta Cana.
Per la preparazione atletica mi sta seguendo Sandro Donati, che lavora per il CONI e mi aiuta sia per la parte fisica che per la metodologia dell’allenamento.
Il lavoro fisico è stato meno centrato sui pesi e più legato alla rapidità ed esplosività attraverso salti, lanci della palla medica e altri esercizi simili.
Analisi e obiettivi
Tecnicamente con Theunis abbiamo cambiato tanto.
Abbiamo rivisto i miei vecchi video che sono stati presi come riferimento, analizzando poi le cose che nel tempo erano cambiate e peggiorate.
Abbiamo iniziato dallo stacco del bastone e dal backswing per riportarmi, in maniera semplice, allo swing che era più efficace.
Il principale obiettivo è il miglioramento della qualità dei colpi perché nel tempo avevo perso precisione senza peraltro aumentare la distanza.
Ora tiro più dritto e anche un po’ più lungo rispetto a qualche anno fa.
Mi sto riavvicinando al periodo di quando giocavo meglio.
La fortuna di essere un “giocatore veterano” che ha avuto buoni risultati è che non devo prendere come riferimento nessun altro se non me stesso.
A inizio stagione si provano anche i nuovi materiali.
Cambio attrezzatura per Francesco Molinari
Callaway ha presentato i legni AI Smoke con i quali mi sono trovato immediatamente a mio agio perché più facili del modello precedente.
Callaway ha analizzato la velocità di partenza della pallina a seconda del punto di impatto sulla faccia dei bastoni, specie nei putt.
Grazie all’Intelligenza Artificiale hanno aggiunto inserti, cercando di riprodurre la medesima velocità di partenza e migliorando così la qualità del volo di palla anche quando non si colpisce perfettamente in centro.
Un discorso a parte va fatto per le palline. Per noi professionisti la palla è la cosa più importante e delicata.
Ci si mette più tempo a capire quale possa essere la più adatta. Grazie alla tecnologia attuale nulla viene lasciato al caso.
Ogni volta in campo pratica e nei giri di prova si raccolgono dati inerenti allo spin generati con i colpi di diversi bastoni.
Sto provando tre tipi di palla e quindi è un lavoro lungo, preciso e delicato perché una differenza minima provoca un grande cambiamento nella distanza, nel volo di palla e nella traiettoria.
Per i dilettanti capire quanto lavoro c’è dietro è importante per comprendere cosa comporti il cambio di attrezzatura.
La preparazione di Francesco Molinari
Quando ho iniziato era più a sensazione mentre ora raccogliamo una tonnellata di dati e poi prendiamo le decisioni del caso.
Ho iniziato i test a Torino ma le condizioni nei campi di gara sono sempre diverse: per esempio i fairway sono più bassi e influenzano lo spin nei colpi da terra. Temperatura, altitudine e tipo di erba sono fattori che condizionano il volo della pallina. In passato ho sempre sbagliato per poca cautela mentre ora voglio essere sicuro al 1.000 per 1.000 prima di cambiare.
L’ottimo inizio di stagione a Dubai (5°, ndr) ha fatto alzare le aspettative.
Poi però non sono riuscito a dare continuità ma resto tranquillo perché, seppur non soddisfatto dei risultati, vedo le statistiche e queste sono incoraggianti.
Gli ultimi due giri del Farmers e i primi due in Messico mi hanno fatto vedere un miglioramento sul gioco lungo.
Mi sono imbattuto in cattive giornate sui green ma, per le caratteristiche del mio gioco, la cosa più importante è l’efficacia da tee a green.