Francesco Molinari ci spiega come il gioco sui percorsi che hanno dato i natali al golf sia molto diverso da quello a cui siamo abituati.

È assolutamente da provare, perchè unisce tecnica a strategia, fondamentali per non dover fare troppo ricorso alla fortuna.

L’Open Championship al Royal Troon

L’Open Championship è stato molto spettacolare, vissuto nel formato più originale su uno dei campi migliori tra quelli che lo ospitano.

Troon era duro al punto giusto per creare problemi dal tee ma con colpi controllabili.

Il rough era punitivo e i bunker… i soliti da links. E il meteo ha giocato la sua parte in maniera determinante.

Uno spunto interessante è stata la direzione del vento, nei primi due giorni opposta a quella più
frequente, con un maggior bilanciamento tra le prime e le seconde nove.

Arrivavo da una settimana positiva in Scozia ed è sicuramente frustrante non riuscire a vedere ancora i risultati del lavoro svolto.

Serve un ulteriore step, sebbene quanto fatto sinora è incoraggiante.

Sono contento dei colpi dal tee ma serve ancora un miglioramento generale del 20%.

A Troon ho giocato un buon primo giro, con un brutto colpo dal tee alla 10, anche a causa del particolare momento di difficoltà meteo.

Ho dovuto rigiocare dal tee e mi è costato un doppio bogey. Nel secondo giorno ho iniziato meno bene.

Ho recuperato alcuni colpi al green sbagliati; poi, nelle seconde nove, ho preso un paio di bunker, più per errori di strategia che per colpi tecnicamente errati.

Nel finale ho cercato di forzare per ottenere uno o due birdie senza però riuscirci.

Molti mi hanno chiesto: ma com’è giocare a Troon e in generale sui links?

Il parere di Francesco Molinari sui links

Ebbene, quando si affronta un campo con fairway duri e il vento forte, la possibilità di errore è limitata.

Il margine tra il colpo che diventa perfetto o disastroso è sottile e, a volte, ci vuole anche un pizzico di fortuna.

Puoi tirare un buon colpo e magari, per un rimbalzo sfortunato, uscire dalla buca con un doppio.

È uno degli aspetti del gioco sui links e lo accettiamo.

Proprio per questo diventa ancora più importante la giusta scelta strategica, cercando di eliminare bunker e cespugli dall’area di atterraggio dei colpi e riducendo il fattore casualità.

Se giocassimo tutto l’anno su campi del genere non sarebbe facile accettarlo, invece per poche settimane l’anno ben venga anche la fatalità.

I green dei links a grandi linee sono mediamente piatti e con poche pendenze.

Il vento influenza il rotolo delle palline, specie quando soffia di traverso. Spesso più lenti di quelli che giochiamo abitualmente.

Siamo “tarati” a quelli più veloci, dove una pendenza lieve influenza il rotolo della palla.

A Troon si sarebbe potuto puttare con un pace più aggressivo e dritto.

Ma non è facile farlo, specie se si è giocatori di feeling abituati a sfruttare le pendenze tendendo a far morire la palla in buca.

Francesco Molinari sulla questione Montgomerie/Tiger Woods

Mi è stato anche chiesto cosa pensassi della polemica tra Woods e Montgomerie.

Secondo me Colin è stato male interpretato. Non voleva mancare assolutamente di rispetto a Tiger.

Da appassionato spiace vedere il talento più grande della storia, almeno per chi non ha visto dal vivo quelli precedenti, fare così fatica. Ovviamente sceglierà lui quando smettere.

Penso sia stata una polemica creata ad arte dai tabloid inglesi.

Francesco Molinari su Rory McIlroy

McIlroy ha deluso ma ho trovato interessante la sua dichiarazione dopo il secondo giro: “Sia
qui che ad Augusta c’è stato parecchio vento e questo mi ha causato problemi”.

Da collega ammiro la sua capacità di analizzare anche a caldo il gioco e trovare spunti per migliorarsi.

Rory non è più un ragazzino ma, come abbiamo visto a Pinehurst, le occasioni non gli mancheranno.

Magari gli succederà come a Schauffele, che di colpo ne vince due in una stagione.

Non l’ho visto preoccupato ma ho trovato fuori luogo chi lo ha accusato di pensare già alle vacanze.

Noi per primi in campo ci rendiamo conto quando le cose non girano.

Non vuol dire che non si provi a rimediare, ma non siamo ciechi e davanti ai segnali ci rendiamo conto delle possibilità che abbiamo.

Ad agosto giocherò in Repubblica Ceca, poi a settembre e novembre mi dividerò tra Europa e
Stati Uniti, dove devo prendere parte ancora a minino tre gare.

Aggiungerò al mio calendario il BMW PGA Championship a Wentworth e alcuni
tornei in Europa.

Il futuro? Ho ancora la carta del PGA Tour per la stagione 2024/25.

Sto riflettendo in questi giorni su quanto giocare in America.

In futuro il passo naturale sarà tornare a farlo stabilmente in Europa, ma vedremo anche cosa succederà ed eventualmente cambierà sui tour.