L’obiettivo di Francesco Molinari per la stagione 2023 è la ricerca della continuità. La stagione della stella azzurra, a cui Golf & Turismo da il benvenuto nel parterre dei suoi editorialisti d’eccezione, è iniziata sulla falsariga della precedente: buoni risultati alternati a tagli mancati. Lasciamo la parola al nostro campione, definito dai suoi fan Laser Frankie.
Alla ricerca della continuità
ll 2022 è stato il primo anno intero di ritorno alla normalità dopo i problemi sanitari e il cambio di residenza. La stagione scorsa è stata piuttosto altalenante: ho avuto qualche buona settimana, anche nei major come a St Andrews, alternata a tante gare non positive. Un ‘mix bag’, come dicono in Inghilterra.
A livello logistico il trasferimento in America è stato rapido. I golf club in California sono generalmente aperti e ben felici di ospitare giocatori del Tour che si allenano. Io sono spesso al Riviera Country Club e in un altro paio di campi nelle vicinanze.
Lavoro di squadra
Per quanto riguarda il mio staff ho aggiunto Jamie Mulligan, un maestro con profilo simile a quello di Denis Pugh. Jamie ha grande esperienza e lavora da anni con giocatori del Tour. Lo avevo conosciuto prima di trasferirmi negli Stati Uniti e ora, insieme agli altri membri dello staff, cerca di dare il suo contributo con il vantaggio di essere l’unico che mi vede con regolarità. Per un periodo ho avuto meno possibilità di confrontarmi con Denis Pugh a causa della distanza e di alcuni suoi problemi personali. Per fortuna quella fase è passata e ora c’è una grande coesione tra tutti i componenti del mio team.
Insieme abbiamo individuato il problema principale della mancanza di risultati: la regolarità del gioco lungo, che è sempre stato uno dei miei punti di forza. La mancanza di efficacia in questi colpi è l’aspetto che mi ha messo più in difficoltà. La differenza tra le giornate positive e quelle negative è in gran parte legata a questo. Il motivo? Quando lavori tanto per migliorarti e prendi dei rischi per salire di livello ogni tanto può succedere che paghi conseguenze negative.
Uno dei problemi è che ormai non ci sono più pause tra le stagioni e avere qualche settimana di break non fa tanto la differenza. Si cerca sostanzialmente di ricaricare le batterie. Con il mio staff abbiamo continuato a lavorare sulla precisione. Per farlo abbiamo analizzato il passato cercando di individuare cosa ci fosse di diverso rispetto a quando le cose funzionavano.
Non è un lavoro facile scovare questi aspetti, inoltre è sempre complicato cambiare il modo di muoversi e gestire la reazione di corpo e muscoli alla pressione. Ci si prova anche seguendo nuove strade e consigli. Tra questi ci sono anche quelli forniti dall’analisi dei dati, sistema creato e gestito da mio fratello Dodo. Questo sistema ti fornisce una fotografia esatta di quanto sta succedendo al tuo gioco ma non ti dà chiaramente anche una soluzione tecnica.
In Europa la mia stagione è iniziata nel migliore dei modi anche perché i campi sono meno proibitivi e il livello, sinceramente, non è lo stesso del PGA Tour. In un momento in cui la fiducia non è ai massimi livelli giocare “a casa” è più semplice. Da sportivo però se hai la possibilità di confrontarti con i migliori non ci rinunci. Il mio obiettivo è quindi quello di focalizzarmi sul PGA Tour, almeno fino al Masters, la prima pietra miliare della stagione.
Liv Golf
Mi hanno chiesto in parecchi se ci sia acredine tra i giocatori per l’avvento del LIV. Diciamo che ognuno reagisce secondo la propria personalità. Sul PGA Tour le occasioni di contrasto sono minori perché i giocatori del LIV non possono partecipare ai tornei se non ai major. C’è chi ha creduto nel progetto LIV e chi no, vedremo con il tempo chi ha avuto ragione. La cosa che dà fastidio a chi è rimasto legato ai circuiti tradizionali è il fatto che coloro che sono andati via ora pretendono di tornare a giocare come se nulla fosse accaduto.
Sapevano perfettamente sin dal primo momento che questo non sarebbe stato possibile e hanno fatto una scelta netta. Io non ho mai avuto proposte dal LIV ma, in tutta onestà, sono contento di non essere stato sino ad ora chiamato così non ho dovuto trovarmi nella condizione di fare una scelta netta.
La motivazione extra di questo 2023 è ovviamente quella di prendere parte alla Ryder Cup, così come quella di alzare sempre più il livello del mio gioco. La Hero Cup è stato un bel momento vissuto nella nuova veste capitano-giocatore, un ruolo diverso che mi ha permesso di aiutare i ragazzi più giovani. Adesso come adesso è irrealistico pensare di qualificarmi per il Marco Simone: devo prima di tutto ritrovare la continuità nel mio gioco e sono certo che con i risultati tutto verrà di conseguenza.