Nel terzo major, lo U.S. Open, ho ancora avuto difficoltà nei tee shot che hanno condizionato il mio gioco. Ora arriva l’Open Championship e le cose potrebbero andare diversamente.
Purtroppo, lo U.S. Open non ha avuto nulla di diverso rispetto agli ultimi mesi. È stato un torneo particolare perché disputato su un campo diverso da quelli classici preparati dalla USGA.
Le critiche al percorso e le considerazioni
La reazione del pubblico è stata un po’ di malcontento generale, sia in America che in Europa. Invece secondo me è stato un ottimo campo, seppure capisca i malumori perché non ha seguito gli standard classici.
Siamo stati sfortunati con il tempo perché non ha fatto molto caldo e non è diventato duro come gli organizzatori avrebbero voluto. Questo ha abbassato gli score e i punteggi non sono stati quelli tipici degli U.S. Open.
Analisi post gara
Io ho fatto ancora fatica dal tee. Ho cercato di lottare per passare il taglio ma purtroppo non è stato sufficiente.
I miei tee shot hanno condizionato tutto il resto del torneo. Mentre con i ferri riesco a gestire il gioco abbastanza bene, con il driver è più complicato.
Sto lavorando per migliorare questo aspetto, che implica una componente tecnica ma è anche generata dalla poca fiducia, tipica nel golf quando si vivono questi momenti.
A qualsiasi livello, quando vedi che le cose che non vanno bene, ti demoralizzi e aggiungi il timore di sbagliare all’errore tecnico. Quando sei fuori forma e con poca fiducia, il colpo sbagliato non è una costante ma si concretizza laddove c’è un pericolo.
Complimenti al vincitore Wyndham Clark
Inoltre, i campi sono tecnici e difficili, fattori che certamente non aiutano. Su percorsi più facili probabilmente, con esperienza e mestiere, riuscirei a mettere insieme comunque un buono score. In questo tipo di gare invece devi essere sempre al top della forma sia a livello tecnico che mentale per ambire a primeggiare, esattamente quello che ha fatto Wyndham Clark, giocatore di grandissimo talento giunto a Los Angeles in grande forma. Vincendo al Quail Hollow Club di Charlotte il Wells Fargo Championship a inizio maggio, un campo già palcoscenico di diversi major, Clark aveva dimostrato di poter tranquillamente ambire a un titolo anche nei tornei del Grande Slam. Certo, un major è un major, ma anche se giochi una gara di circuito dai tutto in ogni circostanza, perché i tuoi avversari sono i migliori al mondo.
Su Rory McIlroy
A Los Angeles, da europeo, sarei stato contento di veder vincere chiaramente McIlroy. Per me è strano, perché è indiscutibilmente un talento puro ma con un gioco “sbilanciato”. In diversi ambiti è il più forte del mondo ma alcune parti del gioco ha delle lacune che, specie sotto pressione, vengono spesso a galla.
Su Scheffler
Non sono rimasto sorpreso da Scottie Scheffler, perché avevo guardato le sue statistiche e visto che nelle ultime settimane stava puttando piuttosto male. Per me avrebbe avuto più chance su un campo in condizioni da U.S. Open classico, mentre su un percorso meno difficile come il Los Angeles Country Club puttare bene diventa davvero fondamentale. Se il tracciato è complicato, giocare bene da tee a green è la chiave per il successo e lui in questo è tra i migliori al mondo senza discussioni.
Ritorno in Europa
Ora si torna in Europa, è tempo di Open Championship. Conosco il campo del Royal Liverpool perché ci abbiamo giocato il major nel 2014, quando vinse proprio Rory.
È un percorso che mi piace. Ricordo che in quell’edizione eravamo ben tre azzurri, Matteo Manasssero, mio fratello Dodo e io, e abbiamo giocato tutti piuttosto bene (Dodo 7°, Chicco 15° e Manassero 19°, ndr).
È un links classico, non dei più difficili di quelli su cui si gioca The Open. Di fronte non ci sono trabocchetti o rimbalzi strani. Dalle recenti foto mi sembra bello “ingiallito” e duro.
Non vedo l’ora di essere lì. Per capirne l’andamento dovremo vedere il meteo. Se la settimana sarà in generale di bel tempo, si avvertirà meno la differenza mentre con il brutto tempo il fattore fortuna, quindi essere dalla parte giusta dei tee time nei primi due giorni, sarà più determinante.
Personalmente spero più nel vento che nella pioggia. Credo abbiano allungato la buca 18, che è un par 5. Se sarà secco si possono tirare tanti legni 3 e ferri 2 dal tee perché il campo è duro e la pallina rotola molto. In ogni caso spero per il 20 luglio di aver migliorato anche il drive.
Ci sono tanti giocatori in forma e sarà un bello spettacolo.
Penso ci siano tutti gli ingredienti per un Open Championship da ricordare