Finirà questo periodo difficile nel quale i club e gli operatori del nostro settore sono stati chiamati ad affrontare sacrifici al di là di ogni aspettativa.
Avevamo già passato anni durante i quali siamo stati costretti a rivedere al ribasso i nostri progetti di entrate. I club cercavano nuove opportunità di business al di là dei classici programmi per il reperimento dei soci. L’Italia del golf aveva scoperto finalmente la presenza del mercato del turismo golfistico. Era arrivata in ritardo rispetto a tanti altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo come Spagna, Portogallo, Marocco e la Francia, ma era arrivata.
È giusto comunque chiedersi a che punto siamo oggi. Saremo pronti a rispondere in maniera adeguata, con un prodotto appetibile e organizzato alla ripartenza post COVID?
Le chiusure obbligate dalla crisi pandemica avrebbero dovuto spingerci anche ad affermare l’importanza del golf quale attività sportiva che si svolge all’aperto in grandi spazi. Noi non ci siamo riusciti, altri hanno preso al balzo l’opportunità.
Il boom degli Stati Uniti
Parto da alcuni dati che direi significativi. Negli Stati Uniti, la pandemia ha rappresentato la possibilità di avvicinamento al golf per oltre tre milioni (!) di nuovi giocatori e ha permesso al mercato di risalire da un deficit del 16% (inizio anno) a un valore in positivo del 3% rispetto al 2019. La quantità di giri in campo degli ultimi sei mesi è aumentata addirittura del 20% rispetto al periodo precedente ed è un risultato a dir poco eccezionale.
Presentare a bilancio un dato così importante durante un periodo che normalmente ha sempre rappresentato un alto volume di gioco non ha precedenti. E riflette circa 10 milioni di round al mese in più rispetto allo scorso anno. Un risultato che, andando indietro nel tempo, si ritrova solo nel 2012. Alla faccia della crisi!
Guardando ai dati messi a disposizione dalla National Golf Foundation, si rileva che negli Stati Uniti le vendite al dettaglio di articoli da golf hanno raggiunto un livello record dall’inizio dell’ultima stagione estiva. Alcuni produttori hanno addirittura serie difficoltà a soddisfare la domanda.
Dopo più di un decennio di calo della partecipazione al gioco, chi avrebbe potuto immaginare che negli Stati Uniti una pandemia avrebbe rivitalizzato così il business del golf?
Ho sentito recentemente gli amici Arnaldo Cocuzza e John Lyberger, oggi entrambi manager del famoso e stupendo Desert Mountain Golf Club di Scottsdale in Arizona, un resort che consiglierei a tutti di visitare. Mi raccontano di numeri in grande aumento.
Con il picco della domanda, i prezzi dei green fee (per anni con un andamento pressoché stabile rispetto all’indice dei prezzi al consumo) oggi stanno salendo. L’associazione americana dei proprietari di campi da golf (National Golf Course Owners Association) dichiara ufficialmente che il comparto sta raggiungendo gli obiettivi di budget nonostante i problemi causati dal COVID.
Che lo si tratti come semplice intrattenimento sportivo o strumento di attrazione turistica, sappiamo già che il golf ritornerà presto ad attirare migliaia di viaggiatori ogni anno. Dobbiamo solo essere pronti.
Ipotizzando un ritorno alla normalità entro i prossimi 10 mesi, i tour operator hanno iniziato a programmare le loro attività. Ci saranno nuove opportunità per coloro che sapranno posizionarsi sul mercato con un’offerta interessante. Il golf continuerà a essere uno sport generatore di entrate per i club e i resort, ma anche un creatore di opportunità di guadagno per coloro che si occupano di organizzazione.
Viaggi, ospitalità in hotel, ristoranti, compagnie di noleggio d’automobili e compagnie aeree: sono settori drammaticamente in crisi e, soprattutto l’ultimo, hanno un bisogno pazzesco di ripartire.
Rimane fermo il dato che i turisti del golf tendono a spendere più della media dei turisti normali. E lo dobbiamo ricordare a chi ancora non conosce le prerogative del mercato e non comprende il suo valore .
Sappiamo tutti benissimo che il golf non è solo uno sport tra i più antichi, ma è anche un generatore di interesse al di là del gioco. È un dato di fatto inconfutabile.
Per esempio, in un paese in via di sviluppo come l’India, oggi il turismo golfistico si sta rivelando uno strumento di interesse economico eccezionale, nuovo e con un grado di crescita impensabile. Crea un oggettivo valido strumento in mano di chi è in grado di sfruttare il suo miglior utilizzo e destinare gli investimenti necessari.
Oltre ai vantaggi economici che crea a chi è in grado di sfruttare le sue peculiarità attrattive, il turismo golfistico, può aiutare a promuovere nuove destinazioni e portare allo sviluppo di nuove infrastrutture.
Allo stesso tempo non si può trascurare la sua valenza quale strumento di promozione sportiva e ideale per aumentare il sostegno all’organizzazione di eventi sportivi.
Per continuare a guardare alle opportunità, l’aumento del reddito pro capite a livello globale rappresenta un elemento che darà anche a noi la possibilità di ricavare vantaggi. La natura del lavoro, pur se cambiata nel periodo del COVID, permetterà alle persone di continuare ad avere tempo libero che potranno utilizzare rispondendo alla nostra offerta di golf.
Il nodo è sempre lo stesso: il golf italiano sarà pronto a rispondere in maniera adeguata? Oggi, nonostante le dolorose ferite procurate alla nostra economia dal virus, siamo ancora in grado di trovare le forze, le risorse per ricominciare da dove ci eravamo fermati. Con maggiore forza e vigore.
Si tratta ancora di crederci, ognuno faccia del suo.