Spagnolo doc e da anni americano d’adozione. Una carriera sull’European Tour e nel 2015 la scelta di traslocare oltreoceano per giocare sul PGA Tour.
Tutti gli italiani amano Gonzalo Fernandez-Castaño, sorridente e con la battuta sempre pronta, e una famiglia affiatata e numerosa che lo segue in giro per mondo.
Incontriamo il due volte vincitore dell’Open d’Italia che ci racconta come ha vissuto i mesi in lockdown, come vede il golf del futuro e il feeling ritrovato con i suoi ferri Srixon.
Come ha trascorso i mesi in lockdown? Ha apportato modifiche al suo swing?
Ho la fortuna di avere un piccolo putting green e una rete direttamente in giardino e questo mi ha permesso di potermi allenare in questi mesi di stop dalle competizioni.
Con quattro bambini in casa non è stato facile dedicare tutte le mie energie e al golf. Bisognava seguirli con i compiti e le lezioni online e, soprattutto, convincerli a farlo.
Ma bisogna sempre cercare di guardare il bicchiere mezzo pieno e una piccola pausa dal golf di tanto in tanto fa sempre bene. Ho potuto liberare la mente e sfruttare il tempo a mia disposizione per mettere a punto qualche piccola modifica allo swing, cosa che durante le competizioni è praticamente impossibile da fare.
Con questa nuova riprogrammazione di stagione quali saranno i suoi prossimi obiettivi?
L’obiettivo primario è quello di restare il più possibile in buona salute e lontano dai guai. Detto questo, devo tornare piano piano alla vita di tutti i giorni e non temere il ritorno di questo maledetto virus. Vorrei giocare più tornei possibili perché sono stato troppo tempo lontano dai fairway ma sempre mantenendo tutte le misure di sicurezza.
Parliamo della sua sacca, cosa sta giocando in questo momento?
Non sono un giocatore che cambia attrezzatura troppo spesso. In questo ultimo periodo però il mio cambio del piano dello swing mi ha portato ad avere un volo di palla da sinistra a destra e i ferri perimetrali che avevo prima accentuavano questo difetto. Perciò sono tornato a usare i miei ferri Srixon a lama. Ho anche cambiato la palla. Ora gioco una Srixon Z-Star XV.
Qual è il ferro con il quale ha più confidenza?
Senza dubbio il mio Lob Wedge che mi ha tirato fuori dai guai svariate volte. Sono un giocatore molto creativo soprattutto intorno al green. Mi piace sfidare me stesso e sperimentare approcci sempre diversi.
Ha giocato diverse volte l’Open d’Italia. Qual è il suo ricordo più bello?
Ovviamente non dimenticherò mai le mie due vittorie, la prima nel 2007 a Tolcinasco e la seconda nel 2012 al Royal Park I Roveri. Mi sono sempre trovato bene in questo Paese e amo giocare di fronte al pubblico italiano che supporta e tifa gli spagnoli come uno di loro.
Altro aspetto che ho sempre apprezzato è la presenza di una orchestra che suonava l’inno nazionale del vincitore in tutte le cerimonie di premiazione.
Qual è il suo percorso preferito in tutte le edizioni dell’Open d’Italia disputate?
Dovessi sceglierne uno solo direi Torino La Mandria.
Cosa ne pensa del possibile utilizzo di una pallina da golf con una tecnologia studiata apposta per i professionisti?
Non avrei problemi a utilizzarla. Non è un mistero che il golf professionistico sia completamente diverso da quello amatoriale. Le distanze siderali che alcuni miei colleghi fanno con il driver sta danneggiando l’essenza stessa del golf. Ormai il golf è puramente uno sport di potenza che rende obsoleti alcuni percorsi. I nuovi campi, al contrario, aumentano il gap tra amateur e pro perché troppo lunghi e con conseguenti tempi di gioco troppo dilatati.
Una carriera di successo con sette vittorie sull’European Tour. Ci sono altri sogni che vorrebbe realizzare?
Mi piacerebbe vincere nuovamente sul Tour. È passato davvero troppo tempo dall’ultima volta!