Matteo Manassero ha conquistato la carta per il PGA Tour 2025 al termine di una straordinaria stagione sul DP World Tour in cui il nostro movimento ha confermato ancora una volta di essere un esempio assoluto a livello mondiale nella crescita e nello sviluppo dei suoi talenti golfistici.
PGA Tour a parte, novembre è stato il mese dei verdetti e di bilanci per chi, settimana dopo settimana, ha girato mezzo mondo a caccia di gloria, certezze e perché no, di un successo in grado di cambiare il corso di una vita intera.
Rory McIlroy re d’Europa
Il 17 novembre il DP World Tour 2023/2024 ha abbassato il sipario dopo 44 gare in 24 paesi, incoronando per la sesta volta Rory McIlroy.
Un successo quello del nordirlandese dal sapore agrodolce. Da un lato l’orgoglio di aver raggiunto lo stesso numero di titoli nell’ordine di merito del suo grande mito, Seve Ballesteros, dall’altro la delusione, ancora bruciante, di aver visto svanire per l’ennesima volta di un nulla il quinto major a dieci anni dall’ultimo acuto (in 39 tornei dello Slam dal 2015 a oggi McIlroy ha messo insieme 21 Top 10, con quattro secondi posti e un terzo).
Questioni di punti di vista, certo, visto che il bicchiere mezzo pieno del 2024 di Rory è colmo di ben quattro trionfi: due a Dubai sul circuito europeo (Desert Classic a gennaio e DP World Tour Championship a novembre) e altrettanti sul PGA Tour (Zurich Classic con Shane Lowry ad aprile e Wells Fargo Championship a maggio).
Se la bandiera nordirlandese sventola alta sul DP World Tour, lo stesso si può dire per quella tricolore.
I tre moschettieri azzurri del DP World Tour
Dopo cinque anni l’Italia del golf ha portato all’ultimo atto stagionale ben tre rappresentanti: Matteo Manassero, Guido Migliozzi e Francesco Laporta.
Al DP World Tour Championship, oltre a dieci milioni di montepremi e ad altrettanti di bonus per i Top 10 della Race to Dubai, c’era in palio nientemeno che il grande sogno americano, la carta del PGA Tour, per i primi dieci del ranking, esclusi ovviamente coloro che già ne erano in possesso.
L’unico azzurro in grado di conquistare sul campo questo diritto, prima ancora di portare la Claret Jug dell’Open Championship in Italia, è stato Francesco Molinari.
Un occasione quindi storica per consolidare la presenza del nostro tricolore sul circuito americano, nel grande ghota del golf mondiale.
Manassero e Migliozzi erano giunti a Dubai dopo una eccellente stagione, impreziosita da due successi, il Jonsson Workwear Open a marzo per il primo e il KLM Open a giugno per il secondo.
Laporta invece ha messo insieme un finale di stagione da sogno: 6° all’Open de France, 20° all’Andalucian Masters e 6° ancora al Genesis Championship, risultati che gli hanno non solo consentito di mantenere agevolmente la carta ma addirittura di entrare tra i Top 70 nella prima gara dei Play-off, l’Abu Dhabi HSBC Championship.
Il suo brillante 13° posto gli ha permesso di chiudere al 52° posto la Race to Dubai, e grazie alle assenze di Jon Rahm e Ludvig Aberg a Dubai, di far parte del field, giusto premio di una stagione da incorniciare.
Manassero sul PGA Tour
Il resto è storia, quella scritta da Matteo Manassero, che grazie al 12° posto finale nella Race to Dubai 2024 ha ottenuto una delle dieci carte per il PGA Tour 2025.
Per Migliozzi la delusione di averla mancata di soli 105,5 punti non cancella di certo una stagione superlativa del vicentino, che già conta, a soli 27 anni, quattro titoli del DP World Tour.
Nella stagione 2024/2025 appena iniziata l’Italia si presenta così con ben sette giocatori con la carta piena per il massimo circuito europeo: oltre ai Tre Moschettieri di Dubai, ci saranno Francesco Molinari e Andrea Pavan, la brillante conferma di Edoardo Molinari, vincitore della Qualifying School, e la splendida novità di Gregorio De Leo, che in soli due stagioni passa dall’Alps al DP World Tour.
Loro sono solo la punta di un iceberg, il nostro movimento, capace di eccezionali risultati sportivi su ogni circuito, maschile e femminile, una scuola che ormai da anni il mondo intero ci invidia.
Merito non certo di un miracolo sportivo ma di tecnici competenti, di una programmazione attenta e capillare e, ovviamente, dei nostri straordinari talenti.