Il presidente Mattarella, qualche tempo fa, visitando una scuola elementare intitolata a Geronimo Stilton, periferia sud-ovest di Roma, ha provato a rispondere alle domande dei piccoli allievi.
Mattarella non è venuto meno al suo aplomb.
Per nulla turbato dal fatto di trovarsi in una scuola intitolata a un topo (“Geronimo Stilton”, peraltro personaggio molto amato dai lettori più piccoli).
E neppure dal curioso nome dell’Istituto Omnicomprensivo di cui il complesso fa parte ( “Fiume Giallo”, che comprende anche la media “Lupo Alberto”).
E quando Alessio ha alzato la manina per chiedere “Vorrei sapere qual è secondo lei la cosa migliore che possiamo fare noi per l’Italia” ha risposto con la stessa compunta serietà alla quale attinge quando gli interrogativi arrivano da Draghi, Letta, Conte, Renzi e compagnia governante.
“Di solito agli alunni si raccomanda di studiare ma io voglio dirvi che oggi la cosa più importante è un’altra: aiutarsi. Darsi una mano gli uni con gli altri è molto importante, vale ovunque, se ci si aiuta vicendevolmente si vive meglio, si sta meglio. Anche se da grandi questo spesso si dimentica”
Mattarella non gioca a golf
Se lo facesse si renderebbe conto che lo sport che ci accomuna, oltre a dannarci l’anima quando diventiamo preda del socket e illuderci beffardamente quando dopo un birdie ci pare di aver capito tutto dei misteri del green, è una macchina della solidarietà quasi senza rivali.
Non c’è week end che un esercito di terza categoria si avventuri tra bunker e bandiere dopo aver lasciato il suo obolo a questo o a quest’altro ente benefico.
Così come non c’è Circolo che non ospiti gare di beneficenza i cui proventi servono a finanziare quel “terzo settore” che giorno dopo giorno è diventato un pilastro irrinunciabile sul quale si basa il nostro vivere civile.
Non so se qualcuno si è mai preso la briga di valutare il fatturato di questa gara di altruismo. Sono certo che il risultato lascerebbe a bocca aperta.
Ma questo il Capo dello Stato non lo sa perché non frequenta i green e, soprattutto, perché chi invece li frequenta poco o nulla fa per farlo sapere.
È per questo che si potrebbe lanciare un’iniziativa comune a tutti i Circoli italiani: una gara in contemporanea dedicata alla raccolta fondi per un ente benefico. Una giornata in cui tutto il golf italiano contribuisce a una buona causa.
E poi far sapere al mondo che i nostri slice e i nostri rattoni servono a qualcosa.
Ci si potrebbe spingere anche più in là: immaginare che l’iniziativa possa essere ripetuta un paio di volte all’anno per realizzare un “tesoretto”. Utile al golf italiano perché possa attingere ogni volta che si presenti la necessità di intervenire in tempi brevissimi a favore di questa o quella situazione di emergenza.
Penso anche alle devastazioni che le alluvioni lasciano in eredità a green e fairway.
Una specie di assicurazione offerta da tutti i golfisti italiani che consenta interventi rapidi e mirati.
Si dirà: ma questa è beneficenza pro domo propria. Beh, sì: anche i ricchi (secondo la vulgata distorta e sbagliata che ci dipinge da sempre in Italia) piangono.