Partiamo da questo presupposto: giocare a golf è difficile, e farlo a livello professionistico lo è ancora di più.
E parlo con cognizione di causa. Sono una proette da ormai 15 anni e nei i primi tre mi sono dedicata anima e corpo al golf. Poi, ho realizzato che, per quanto amassi questo sport, giocare a tempo pieno non mi avrebbe mai reso felice, quindi ho trovato il giusto compromesso: lavorare nel settore e giocare part-time.
Questo ha complicato ulteriormente le cose e riuscire a bilanciare il lavoro fuori dalle corde e la vita da giocatrice del Ladies European Tour non è per nulla facile. Un esempio? Ho giocato il mese scorso al Madrid Ladies Open, il mio primo evento sul Tour da novembre 2021. È stata un’esperienza come sempre divertente, ovviamente mi innervosisco ancora in campo e mi ci vogliono un paio di buche (se non addirittura quasi 9) per trovare il ritmo giusto. Nello specifico, cerco subito di essere propositiva, energica e darmi più occasioni possibili da birdie.
Se dovessi spiegare a parole quale sia il mio segreto per il successo direi la piena accettazione di me stessa. Sono assolutamente consapevole del fatto che il mio gioco non sarà mai perfetto e questo pensiero mi aiuta a prendere coscienza degli errori, superarli velocemente e andare avanti.
Ma dal momento che non gioco in modo continuativo e non sono più un adolescente, devo anche assicurarmi di prendermi cura del mio corpo. Ciò significa fare un corretto riscaldamento con sessioni in palestra prima di andare in campo pratica e chiudere la giornata con una seduta di fisioterapia. Senza dimenticare l’importanza del sonno durante tutta la settimana, in modo tale che il mio swing non risenta troppo degli anni che passano e mi permetta di essere elastica e attiva per tutti i giorni di gara.
Il golf per me non significa più vincere, so quanto sia improbabile che ciò accada dato che non mi alleno abbastanza. Ora l’obiettivo ultimo sono io, riuscire a buttare il cuore oltre l’ostacolo e uscire dalla comfort zone. Riuscire a non farmi travolgere dalla pressione mantenendo il controllo concentrandomi su ogni singolo colpo. Ma non è tutto.
Si tratta anche di riuscire a tenere sotto controllo le emozioni ed essere paziente e positiva, il che è più facile ora che gioco sporadicamente.
Questa attitudine dovrebbe essere presa come modello nella vita di tutti i giorni e in ogni competizione sportiva, a qualsiasi livello uno giochi.
È importante infatti avere le giuste ore di sonno, fare riscaldamento muscolare prima della gara e non lasciarsi prendere dallo sconforto per un brutto colpo ma pensare sempre a quello successivo.
Ed è proprio quello che è successo a Madrid dove ho avuto un inizio turbolento ritrovandomi a +3 al termine delle prime 9 buche. A quel punto non mi sono lasciata travolgere dai pensieri negativi e sulle buche conclusive ho segnato due birdie che mi hanno portato con slancio alla seconda giornata dove ho consegnato uno score di -2 che mi ha permesso di superare facilmente il taglio. Il giorno successivo ho mantenuto un buon livello con il gioco lungo ma non sono riuscita a concretizzare sui green mentre domenica mi sono trovata in difficoltà ma, e questo me ne do merito, ho lottato e ci ho creduto fino all’ultimo colpo.
Ecco, è proprio questa la magia e il potere del nostro sport che ti insegna la disciplina, il rispetto verso se stessi e gli altri e dare sempre e comunque il meglio di sé provando a vincere fino alla fine.