Siamo entrati nel vivo della stagione, con due dei quattro tornei del Grande Slam ormai già in archivio. Non è ancora tempo di verdetti, ci mancherebbe, ma Masters e PGA ci hanno fornito interessanti spunti, in primis la vena e la speciale predisposizione a questi appuntamenti di un giocatore su tutti, Brooks Koepka.

Il 33enne di West Palm Beach, uno dei grandi fuggitivi dal PGA Tour ammaliato dalle sirene del LIV, forse non sarà un mostro di simpatia mediaticamente parlando, ma ha confermato ancora una volta di essere un maledetto animale da major.

Alla vigilia del Masters era arrivato con in tasca un assegno di 4 milioni e 375mila dollari incassato la settimana prima a Orlando, dove aveva conquistato il suo secondo titolo sul LIV. Dodici sotto il par ad Augusta dopo 36 buche non è uno score che si fa proprio tutti i giorni. Tutto faceva pensare a un suo dominio assoluto, invece, nel momento decisivo, Koepka si è improvvisamente inceppato, buttando al vento una Giacca Verde che sembrava già sulle sue spalle.

Altro major, il PGA, e stesso film, ma questa volta con un finale diametralmente opposto. È toccato al talentuoso Viktor Hovland veder svanire il sogno a poche buche dalla fine. Ed ecco lì il buon Koepka pronto ad afferrare la preda e il suo terzo Wanamaker Trophy.

Nel 2019, con già in bacheca quattro Slam in tre anni, si lasciò andare a parole forti: “I major sono i tornei più facili da vincere – sentenziò – e vi spiego perché. Ci sono 156 giocatori (al Masters addirittura meno), io parto pensando che devo superarne un’ottantina che possono ambire al titolo. Circa la metà di questi non giocherà bene, quindi quel numero si riduce a 35/40. Molti di loro poi saranno sopraffatti dalla pressione per cui, nel momento della verità, la lotta è tra pochi. In fondo si tratta solo di battere quei ragazzi, null’altro”.

Il suo stile è diventato celebre, diretto, incisivo, al limite dello sbruffone. È stato uno dei pochi che, quando ha salutato il PGA Tour per il LIV, ha detto chiaramente che lo faceva per soldi. Il suo successo a Oak Hill apre ora scenari curiosi: nel ranking di qualifica per la Ryder del team USA Koepka è infatti balzato al secondo posto grazie ai soli punti conquistati nei major.

L’espressione di Jay Monahan, Commissioner del PGA Tour, la possiamo intuire, Zach Johnson, capitano del team USA, per ora fa orecchie da mercante. Ma il nodo è al pettine e, per il bene dello spettacolo Ryder, è tempo di sotterrare l’ascia di guerra e di mettere fine a inutili barriere alle stelle del nostro sport. L’Italia e la Ryder Cup si meritano solo il meglio al Marco Simone. 

 

Passaggio di consegne in Publimaster

Sono trascorsi quasi vent’anni da quel caldo giorno di inizio luglio quando entrai per la prima volta negli uffici di Publimaster. Ad attendermi in sala riunioni c’era Alessandro Zonca, editore di Golf & Turismo. Al suo fianco Silvio Conconi, da lui chiamato qualche anno prima per dare un nuovo impulso commerciale alla testata golfistica del Gruppo nata nel 1994 e creare una divisione dedicata all’organizzazione di eventi che oggi è una consolidata realtà di successo.

Passammo un’ora, forse più, a parlare di qualsiasi argomento e subito scattò una sintonia assoluta. Chi conosce bene entrambi può immaginare il seguito: mi convinsero in dieci minuti. Da allora ho il piacere di far parte di un team che, in primis per la qualità delle persone che ne hanno sempre fatto parte, ha conquistato anno dopo anno nuovi e prestigiosi traguardi.

Se, lavorativamente parlando, ho sempre ritenuto Sandro un padre, Silvio, sia nel mio personale percorso sia in quello di molti altri colleghi, lo considero un vero e proprio fratello. Da vent’anni lavoriamo a stretto contatto condividendo tutto, entrambi animati dalla stessa identica passione per il golf e per la nostra professione, con un unico obiettivo, quello di dare sempre il meglio. Del resto tutti e due siamo nati o quasi con un bastone da golf in mano e con l’idea che, in campo come nella vita, l’asticella si possa e si debba sempre superare.

Dopo 48 anni di attività nel mondo dell’editoria e 38 alla guida di Publimaster, Sandro ha deciso di passare il timone a Silvio, un passaggio di consegne naturale, perché lascia intatta la filosofia e i valori su cui questa azienda è nata e ha costruito il suo percorso. A entrambi va un simbolico, grande abbraccio, a Sandro per averci coinvolto in questo meraviglioso viaggio, a Silvio per un futuro brillante e ricco di soddisfazioni.