Tra le tante stranezze che il Covid ci ha regalato non possiamo non pensare al major per eccellenza, ovvero il Masters, che da aprile è stato spostato a novembre.
I promoter speravano durante la decisione dello slittamento avvenuta a marzo di poter presentare un torneo senza limitazioni, che avrebbe quindi generato una potenza di fuoco (questo termine gira molto ultimamente, ma con scarsi risultati) a livello di introiti e incassi.
Purtroppo questo virus è un bastardo e molti governi hanno gestito in maniera superficiale le modalità di contrasto.
Fatto sta che nonostante sette mesi di ritardo, l’Augusta National non potrà far vivere il suo torneo come avrebbe voluto.
Siamo già stati spettatori di gare importanti e major senza la cornice di pubblico, e come succede per altri sport, sembra di assistere ad allenamenti piuttosto che a tornei milionari.
Il Masters, per la sua storia e il fascino dell’impossibilità di accedervi, è sempre stato considerato una competizione a parte, imperdibile, almeno televisivamente parlando.
Forse, insieme alla Ryder Cup, il Masters è l’unico torneo che viene seguito anche da quelli a cui il golf non gliene frega davvero nulla.
In Italia lo abbiamo vissuto dai tempi del grande golf di Canale 5, con il mitico Mario Camicia, quando restavamo svegli fino a mezzanotte per vedere il grande Jack Nicklaus sfidare Tom Watson, Arnold Palmer, Greg Norman e Severiano Ballesteros, senza dimenticare l’invincibile Sir Nick Faldo.
Farà strano anche per me, dopo cinque anni consecutivi passati ad Augusta, vivere il Masters sul divano di casa.
E se penso alle emozioni che ho vissuto nel 2019, quando il nostro Chicco aveva quasi centrato l’obiettivo…
La domanda che molti si stanno ponendo è: “Che Masters sarà quello che andrà adesso in scena?”.
Beh, preparatevi, perché l’assenza di tribune, delle famosissime seggioline accanto ai green e dei fan,cambierà notevolmente l’impatto visivo e non solo quando vi collegherete su Sky Sport.
Per non parlare della differenza dei colori che siamo abituati a vedere in aprile.
Scordatevi azalee, alberi di magnolia in piena fioritura, camelie e i famosissimi Redbud, che circondavano la buca 16, teatro di tantissime hole in one negli ultimi anni.
La natura cambia, e nonostante gli americani siano in grado di fare tutto e di più stupendoci ogni volta, credo che forse sarà meglio essere pronti ad assistere a un panorama più “spettrale” rispetto a quello che siamo soliti ammirare ad Augusta.
Un Masters a porte chiuse significa anche centinaia di milioni di dollari andati in fumo.
Basti pensare ai biglietti d’ingresso, al merchandising (voci di mercato dicono che verrà messo tutto su piattaforme e-commerce) agli incassi stratosferici legati al Food & Beverage delle ‘concession’, i punti ristoro sparsi per il campo, agli sponsor e ai loro ospiti, dove ogni ingresso giornaliero al lussuosissimo Berkman’s Place costa 5.000 dollari.
Giusto per ricordarvi un po’ di numeri, ogni spettatore (sono tra i 40 e i 50mila al giorno) spende in media 500 dollari per il merchandising e 20 per mangiare e bere. Fatevi due calcoli…
Non va poi dimenticato tutto ciò che è di contorno in quella settimana ad Augusta, tra hotel dai prezzi folli, B&B, appartamenti, ristoranti, supermercati, feste fuori dal circolo, green fee dei campi delle Georgia e del North Carolina.
Insomma un business che in soli sette giorni mantiene in vita l’intero anno gli abitanti di Augusta e dintorni.
Parlando del torneo, siamo tutti curiosi di capire se l’ex dottor Banner, ormai diventato Hulk, ovvero Bryson DeChambeau, riuscirà a ridicolizzare anche il campo dell’Augusta National con le sue bombe da 330 metri oppure se Tiger and Co. saranno l’antidoto che riconfinerà “lo spaccatutto” negli abiti del povero Bruce.
Enjoy The Masters.