Basterebbe pronunciare il suo nome per scatenare, in ogni appassionato golfista, un’esplosione di emozioni.
Villa d’Este è il golf nella sua essenza più pura e magica, uno di quei luoghi dove, anche chi non ha mai preso un bastone in mano, viene irrimediabilmente travolto dal suo fascino unico.
Ogni dettaglio fin dall’ingresso è minuzioso: pochi passi e lo sguardo finisce nei locali della clubhouse, finemente arredati e dotati di un’eleganza sobria tipicamente anglosassone.
Le ampie vetrate invitano subito a uscire su una delle terrazze più spettacolari al mondo, golfisticamente parlando: impossibile non soffermarsi, a qualsiasi ora del giorno, a contemplare quel tracciato meraviglioso su cui hanno giocato dal 1925 campioni, reali, principi e uomini d’affari provenienti da tutto il mondo.
Qui lo stile non è di casa, è semplicemente impresso nel DNA. Villa d’Este non si è però fermato a specchiarsi nella sua bellezza, come una affascinante signora di una certa età, ma è oggi un circolo dinamico in grado di preservare le sue tradizioni con orgoglio ma sempre con un occhio attento rivolto al futuro.
Per parlarcene abbiamo incontrato uno dei suoi soci storici, Walter Ragazzi, entrato a Montorfano nel 1971 in qualità di socio e oggi alla guida del club comasco.
Ragazzi è l’ultimo presidente in ordine di tempo di un illustre elenco di eccellenti imprenditori che hanno guidato nel corso dei suoi 95 anni il circolo lariano.
Negli ultimi vent’anni ha sempre attivamente partecipato in prima persona alla vita sociale del club, prima come consigliere, poi come vicepresidente e infine in qualità di presidente dal 2012.
Lei ha vissuto gli ultimi cinquant’anni di Villa d’Este: com’è cambiato il circolo dagli Anni 70 e come sta oggi?
Da poco si è tenuta l’ultima assemblea dei soci azionisti dell’Immobiliare Bosco Montorfano, che dal 1981 è proprietaria del club. Quando il campo fu acquistato, l’Immobiliare era interamente composta da soci giocatori di golf che condividevano strategie e interessi.
Oggi le cose sono molto cambiate: quella percentuale è scesa al 60%: il rimanente 40% sono soci solo dell’Immobiliare che però non frequentano il circolo e quindi hanno una visione diversa rispetto alla nostra. Villa d’Este non può e non deve vivere di sola tradizione ma deve seguire l’evoluzione sociale e di costume di questi anni, che necessita di cambiamenti per poter stare al passo con i tempi.
Per il bene del nostro futuro non è quindi possibile che continuino a esistere due entità sociali con interessi a volte contrastanti. Dobbiamo tutti remare nella stessa direzione.
Quali obiettivi si era posto quando ha preso la guida del circolo?
L’obiettivo è stato quello di tenere viva quella visione e quel senso di appartenenza che da sempre ha contraddistinto la nostra compagine sociale, senza sognare progetti impossibili ma partendo da una semplice considerazione: come e quanto sono cambiate le abitudini dei golfisti rispetto solo a qualche anno fa.
La voglia di aggregazione, Covid a parte, non è più quella di una volta: oggi la gente cerca servizi e qualità. Quello che noi offriamo è certamente un campo meraviglioso e unico, una serie di servizi eccellenti ma dobbiamo ancora lavorare sulla diversificazione della nostra offerta, per continuare a essere competitivi e attirare l’attenzione delle nuove generazioni.
L’offerta di un club di golf moderno deve essere completa per l’intero nucleo familiare, anche per chi non necessariamente gioca. Questa è la strada che stiamo percorrendo: se vogliamo continuare ad essere interessanti sul mercato, dobbiamo crescere nell’offerta mantenendo alto come sempre il livello qualitativo.
Avete investito sui giovani con eccellenti risultati ultimamente. È questa la strada giusta?
Certamente, la Green Golf Academy guidata da Alessandro Frigerio è stato un primo importante passo per portare nuove generazioni al club.
Ora l’obiettivo è coinvolgere anche le rispettive famiglie, facendo scoprire anche ai genitori la bellezza del nostro circolo. Da poco abbiamo creato una nuova zona approcci di fianco alla buca 8 e altri progetti, non solo legati al gioco, sono allo studio.
Il Covid ha costretto a chiudere i cancelli nei mesi cruciali di inizio stagione, mettendo in difficoltà le casse dei club italiani. Com’è andata la vostra ripartenza?
Sono stati mesi duri, ma per fortuna sono alle spalle. Al momento la difficoltà maggiore viene dagli incassi mancati dei green fee stranieri: abbiamo perso tutto il flusso di provenienza americana mentre gli svizzeri hanno ricominciato, fin da subito a tornare da noi.
Dal punto di vista dei soci devo invece dire che la frequentazione è altissima, più del consueto. Le previsioni di incasso non sono certo confortanti per la stagione, ma confidiamo nei prossimi mesi per recuperare terreno e tamponare la situazione. Stiamo inoltre realizzando alcune operazioni di marketing all’estero, in tutta l’Europa del Nord, in Svizzera e in Germania, i nostri key client da sempre. Non è una situazione facile, ma ci stiamo provando.
Qual è il complimento più bello che le hanno fatto e quale invece la critica costruttiva che le ha dato spunto per nuove riflessioni?
Il più bello è il percepito della gente che viene a trovarci e il fatto che considerino Villa d’Este un luogo davvero particolare, diverso dagli altri. Il nostro compito deve essere quello di preservare questa magica atmosfera, ma anche allo stesso tempo di modernizzare le nostre strutture e offrire sempre nuovi servizi.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, non accetto le critiche non costruttive ma preconcette: noi non dobbiamo fare rivoluzioni, ma solo migliorare quello che abbiamo portandolo a un livello superiore. La qualità paga, sempre.
Qual è il suo sogno nel cassetto da presidente di Villa d’Este?
Di vedere in futuro una condivisione di intenti da parte di tutti i soci, per il bene del club. Io mi impegnerò in questo senso sino alla fine del mio mandato, nel 2022. Mi ha fatto piacere constatare che nell’ultima assemblea erano presenti anche soci che fino ad allora erano stati un po’ in disparte nelle dinamiche di gestione.
Io nel 2025, quando il circolo compirà cent’anni, non sarò più presidente: è giusto che ci sia un cambio per trovare nuovi stimoli e lavorare con ancora più intensità su un futuro migliore. E poi così potrò finalmente giocare solo a golf e godermi il campo senza dover pensare a null’altro!
A proposito del percorso, in che condizioni è?
Ottime. L’unica fortuna del lockdown è stata che il campo senza essere giocato ha potuto respirare e noi ne abbiamo approfittato per sistemare alcune situazioni, come il rifacimento di quattro green sulle seconde nove, un po’ in sofferenza.
Abbiamo inoltre rinnovato parte dell’impianto d’irrigazione, un’operazione necessaria che ha migliorato la situazione generale.
Come si immagina Villa d’Este tra vent’anni?
Un club attrattivo e dinamico, sia per i soci che per gli esterni. Per farlo abbiamo bisogno di offrire servizi diversificati e di alto livello, che consentano sia di reclutare nuovi soci sia di avere un buon numero di green fee esterni, in modo da continuare il percorso intrapreso.
Tradizione sì, ma in termini sempre più moderni.