Uno dei numerosi maestri di penna che ha segnato la mia formazione, Marco Mascardi, era solito scrivere la parola Golf con la G maiuscola. Alla mia richiesta di spiegazione sul motivo per cui scrivesse un sostantivo comune al pari di un nome proprio, con la solita cortese eleganza rispose che si trattava di una questione di rispetto. Rispetto per un gioco in grado, come nessun altro, di rispecchiare l’esistenza stessa di un uomo portandolo, in sole 18 buche, attraverso le emozioni e gli stati d’animo di una vita intera. Il Golf Biella Le Betulle è tutto questo, puro Golf.
Si tratta di un country club di stampo fortemente inglese. La sua nascita, a fine anni Cinquanta, è avvenuta per mano del noto architetto d’Oltremanica John Morrison. Sui declivi della collina morenica della Serra il percorso sembra essere sempre esistito. Un tempo in questi 70 ettari di terreno vi erano prati, campi e pochi alberi. Oggi le 18 buche par 73 di 6.497 metri si snodano tra boschi di faggi secolari e betulle, dalle quali il circolo prende il nome.
Il breve viaggio per arrivarci, meno di mezz’ora dall’uscita autostradale, è già di per sé piacevole. Per noi lo è stato ancora di più grazie al comfort della Kia EV6. La vettura è perfettamente a proprio agio in questo ambiente fatato. La sua propulsione completamente elettrica le permette di percorrere i saliscendi collinari senza disturbare. Un vero e proprio salotto viaggiante che fa dimenticare la parola fatica.
La casa automobilistica coreana con questo crossover ha segnato l’inizio di una nuova era, quella della mobilità sostenibile. Le linee sono al tempo stesso muscolose e armoniche. Quella filante del tetto termina in un lungo spoiler, perfettamente integrato, che unisce l’efficienza aerodinamica e un tocco di stile al design. I gruppi ottici posteriori disegnano una curva che unisce i due passaruota. La lunga sequenza di LED crea un suggestivo “effetto pianoforte” sull’intera larghezza del portellone, tracciando una firma luminosa davvero unica.
Una volta a bordo si viene rapiti dalla tecnologia. Ogni dettaglio è perfettamente al proprio posto, il poggia braccio centrale flottante ne è il principale esempio, portando gli occupanti al centro dell’esperienza. I due monitor da 12,3’’ sono installati in una struttura ricurva senza soluzione di continuità. Lo schermo davanti al pilota racchiude il quadro strumenti digitale con le principali informazioni proiettate sul lunotto. Il volante permette di gestire tutte le principali funzioni: è possibile rispondere alle telefonate e cambiare musica, ma anche ottimizzare l’efficienza e l’autonomia usando i paddle di regolazione della frenata rigenerativa o selezionando la modalità di guida desiderata.
Il secondo monitor touch screen assolve alle funzioni di infotainment e navigazione. L’Highway Driving Assist, sviluppato appositamente per le strade ad alto scorrimento, mantiene la vettura al centro della carreggiata, controllando la distanza dall’auto che la precede. Inoltre supporta il guidatore nei cambi di corsia scansionando lo spazio intorno all’auto e spostandola tra una corsia e l’altra al semplice azionamento dell’indicatore di direzione. Di fatto è in grado di viaggiare autonomamente ma monitora costantemente lo stato di attenzione del pilota che potrebbe distrarsi ammirando gli scorci e la natura che lo avvolgono sulla strada verso il comune di Magnano.
Varcare il cancello di Le Betulle è fare un balzo nel tempo alla riscoperta della storia. La tecnologia portata dalla modernità non ha intaccato la natura del circolo rimasta di fatto inalterata nel corso dei decenni. Sin dall’arrivo in club house si respira immediatamente quella cortese atmosfera anglosassone.
Quel tempo nel quale il togliersi il cappello per entrare in un luogo al chiuso era naturale, al pari di cedere il passo alle signore. Da sempre sono affascinato dai pavimenti in legno segnati dai chiodi delle scarpe. Pensare che quei piccoli buchi sono stati fatti oltre 50 anni fa da campioni che hanno scritto pagine di storia del golf mondiale mi emoziona. La club house ha un arredo semplice e di buon gusto. Una curata casa in stile country con comodi divani, sale luminose e un camino a doppia vista che scalda ambiente e anima.
Il percorso si sviluppa su un paesaggio di rara bellezza con caratteristiche morfologiche del terreno favorevoli. Lo aveva capito immediatamente John Morrison quando, nell’autunno del 1956, disse a Franco Bocca, Angelo Guabello e Franco Buratti, tra i fondatori del circolo, che avrebbe potuto creare il campo più bello dell’Europa Continentale. E lo ha fatto. La riprova è che da allora poco o niente è cambiato.
Sicuramente la prerogativa che da sempre accompagna il campo biellese è l’altissimo livello manutentivo. “L’investimento più importante è sempre stato legato al percorso, siamo un campo da golf e riteniamo che quanti vengano a farci visita abbiano diritto di trovare un campo il più perfetto possibile”. Testo e musica di Riccardo Valzorio che, con una breve pausa intermedia, dirige il circolo da oltre 30 anni. Handicap 4 e fratello professionista: il golf per la famiglia Valzorio è di casa. “Se scorre l’albo d’oro di Biella trova anche me – ci racconta ilare ma senza celare un sacrosanto orgoglio – I macchinari del circolo sono tutti i proprietà poiché per avere il massimo risultato i lavori non possono essere procrastinati seguendo il meteo o i circoli in lista d’attesa di società terze”. Sicuramente un grande impegno economico che però conferma quanto detto prima. Cinque persone lavorano a tempo pieno sul campo affiancati nei momenti di maggior impegno da collaboratori occasionali. Le nuove normative che regolano l’utilizzo dei prodotti chimici non sembrano aver influito sul manto erboso. “La parte più complicata è riuscire a mantenere veloce la superficie dei green, aspetto che da sempre ci caratterizza. Stiamo iniziando la riconversione del manto erboso, avvalendoci dell’esperienza fatta da circoli con caratteristiche simili alle nostre”.
Quello di Le Betulle è un campo tecnico con ben 12 buche dogleg che non consentono particolari tagli. Un percorso che va rispettato e giocato così come l’architetto inglese lo aveva pensato. I colpi dal tee sono uno dei fattori più importanti per fare risultato. Trovare la pallina alla medesima altezza dei piedi è un’eccezione e raggiungere il green nei colpi regolamentari una vera e propria sfida. Ai giocatori con meno esperienza serve molta pazienza mentre per quelli con handicap a una cifra riuscire a giocare il proprio golf in questo campo risulta molto gratificante.
Un aspetto che a mio avviso è fattore determinante per la qualità di un campo è la sua capacità nel venire ricordato. Biella sicuramente annovera questa peculiarità. Anche dopo un solo giro resta impresso nella mente grazie ai numerosi pendii, le buche rialzate e i green, veri e propri rompicapi. La buca simbolo è senza dubbio la 16, un par 5 di 493 metri dai tee bianchi (470 gialli e 428 rossi). È collocata nella parte più elevata del percorso ed è un dogleg a sinistra con un marcato declivio sul suo angolo. Il tee shot è in discesa e i giocatori più lunghi non utilizzano il drive. Noi umani invece possiamo giocarlo senza timore alcuno grazie all’ampio fairway. Il secondo colpo è cieco con la catena prealpina a fare da sfondo. Il fairway, in basso, ha nel centro due rocce che lo caratterizzano. Giocare il secondo colpo al green, per i più lunghi, è un azzardo che non sempre ripaga. Sbagliare a destra potrebbe costare molto caro. Meglio una strategia più conservativa con secondo colpo piazzato e attacco alla bandiera dalla propria distanza preferita.
Abbiamo percorso la buca a bordo della Kia EV6 catalizzando l’attenzione dei soci, incuriositi nel vedere una vettura elettrica che non fosse un golf cart girovagare per il campo. Tutti hanno convenuto sulla sua grande eleganza confermando così le audaci e azzeccate scelte stilistiche della casa coreana.
Dopo le consuete fotografie siamo rientrati in club house per pranzare in compagnia del direttore e del presidente Paola Buratti che ci ha raccontato come Rory McIlroy disse che avrebbe portato Biella nel cuore per la bellezza del percorso e la bontà degli spaghetti al pomodoro. McIlroy è solo uno dei tanti campioni che hanno calcato i fairway biellesi. Lui nel 2006 vinse l’Europeo maschile amateur stabilendo il record del percorso in 65 colpi, eguagliato da Gregorio De Leo nel 2021. La lista dei giocatori dei Tour però è lunghissima: Matthew Fitzpatrick, Thomas Pieters, Paul Dunne, Brandon Stone, Haydn Porteous, Thomas Detry e Marcus Kinhult. Solo per citare i più recenti. Ovviamente a loro si uniscono tutti gli azzurri perché non ci si può definire un golfista se non si ha giocato a Le Betulle almeno una volta nella vita.
“Sono tanti i golfisti che vogliono giocare da noi e oggi, grazie alle numerose convenzioni che abbiamo sottoscritto, riusciamo ad accontentarne molti” ci racconta il presidente.
Oggi ai soci e ai golfisti nostrani si affiancano i turisti stranieri che rappresentano un valore sempre più importante. Molti raggiungono il circolo in auto fermandosi qualche notte e facendo un “pieno di golf”. Quale sarà il futuro di Le Betulle? “Il circolo non cambierà la propria natura – prosegue il presidente – vogliamo incrementare l’offerta di posti letto nella foresteria, mantenendo l’attuale stile sobrio e semplice, per riuscire ad assecondare una richiesta crescente. Chi viene a Biella lo fa per giocare a golf lasciando alle spalle la frenesia della vita moderna”. A Biella infatti non troverete piscine, centri di preparazione mastodontici, campi da tennis o da padel; troverete semplicemente Golf.