Che ci sia una frattura difficilmente sanabile tra i responsabili della cosa pubblica e i cittadini, da molti anni ormai è sotto gli occhi di tutti.
D’altra parte il celebre “Piove, governo ladro” è un vetusto adagio che ben fotografa la predisposizione tutta italiana a cercare capri espiatori che ci assolvano dalle nostre manchevolezze.
Se qualcosa non va è sempre colpa degli altri, di chi sta nella stanza dei bottoni.
E che magari ci è arrivato con spintarelle non propriamente frutto di capacità personali.
È l’atteggiamento di chi per principio non si fida, ma poco fa per cambiare lo stato delle cose.
Preferisce stare alla finestra, pronto a lapidare chi cade in disgrazia (ricordate le monetine tirate a Craxi al termine della sua parabola politica?) e a sentenziare un bel “io l’avevo detto” liberatorio.
Ora è fuori discussione che da parte dei politici ci siano stati e ci siano comportamenti che in qualche modo fomentano il distacco, il disprezzo e la cattiva fama di Palazzo e dintorni.
Ma siccome di politici e di amministratori avremo sempre e comunque bisogno, occorrerebbe darsi da fare per ridurre il distacco, facendo passi in avanti da entrambe le parti.
Piccoli gesti di buonsenso, avvicinamenti progressivi che riducano la frattura e riportino la politica e i suoi attori al ruolo originale: un servizio nei confronti dei cittadini per armonizzare le diverse componenti della società e razionalizzare gli sforzi verso mete condivise.
Se così non accade, si generano situazioni pericolose e non sempre c’è un Menenio Agrippa in vena di monologhi pronto a intervenire per rimettere a posto le cose.
L’impressione, raccogliendo gli umori di molti rappresentanti di Club nel mio peregrinare tra una buca e l’altra, è che anche nel golf si rischi di creare una frattura e che la base (i Circoli e i giocatori) fatichino a comprendere alcune mosse federali.
Decisioni come quella, poi ritirata, che obbligava i club a tesserare i giocatori stranieri prima di farli accedere ai nostri percorsi, la sensazione di una caccia a risorse che si faticano a rastrellare, la scommessa sulla Ryder e sui suoi postulati (su tutti la raffica di Open milionari da organizzare anche dopo il 2022) generano preoccupazione e inquietudini.
E qui tornano in ballo Menenio Agrippa e il suo apologo.
Quando patrizi e plebei arrivarono ai ferri corti, con il suo intervento riuscì a calmare gli animi e a gettare i semi di una riappacificazione fruttuosa.
Cosa disse il console romano? Ecco qui: “Una volta, le membra dell’uomo, constatando che lo stomaco se ne stava ozioso ad attendere cibo, ruppero con lui gli accordi e cospirarono tra loro, decidendo che le mani non portassero cibo alla bocca, né che, portatolo, la bocca lo accettasse, né che i denti lo confezionassero a dovere.
Ma mentre intendevano domare lo stomaco, a indebolirsi furono anche loro stesse, e il corpo intero giunse a deperimento estremo.
Di qui apparve che l’ufficio dello stomaco non è quello di un pigro, ma che, una volta accolti, distribuisce i cibi per tutte le membra.
E quindi tornarono in amicizia con lui.
Così senato e popolo, come fossero un unico corpo, con la discordia periscono, con la concordia rimangono in salute».