Partenza come di consueto da Milano presso la bella concessionaria di Lario Mi Auto, di via Mecenate, ritiriamo una fiammante e nuovissima Range Rover Defender.
Viste le dimensioni e l’imponenza di questa vettura, ultima e supersofisticata discendente di una stirpe che ha fatto la storia del fuoristrada, ci vuole un istante per prendere confidenza. Ma è veramente questione di pochissimo. Anche sulle vie cittadine e in autostrada, la Range Rover Defender si dimostra maneggevole in maniera insospettabile . E con un comfort di marcia altrettanto sorprendente, viste le caratteristiche di regina dei terreni e delle condizioni impossibili.
Partiamo alla volta di Parma, prima tappa del nostro itinerario. Sulla strada del ritorno, deviazione verso Crema per visitare il suo circolo ricavato in un’enorme azienda agricola. L’obiettivo del mattino è Sala Baganza, a una quindicina di chilometri dal centro del capoluogo emiliano. Qualche rallentamento sulla A1 e un paio di incidenti sul percorso consigliano un’uscita anticipata, rispetto a quella naturale di Parma Ovest, la prima sulla A15 verso La Spezia. Attraversata Collecchio, la nostra meta è a una decina di minuti.
Ducato e tre dinamiche realtà
Il 18 buche del Golf del Ducato fa parte di una nuova e interessante realtà che va sotto il nome di “Parma Golf Experience”. Oltre a quello che è nato nel 1985 sotto il nome di “La Rocca” e che rappresenta la nostra meta odierna, il gruppo comprende anche Parma Golf a Vigatto e Salso Golf a Salsomaggiore Terme.
L’obiettivo è già dichiarato nel nome del brand e vuole trasformare il gioco del golf in esperienza. Accanto alla passione per il nostro sport, c’è la scoperta del piacere di gustare a pieno le bellezze del territorio che circonda i club. In un accattivante mix, la natura e il paesaggio vengono affiancati dalla storia e da un’enogastronomia che ha pochi rivali. E non solo in Italia.
A capo di tutto questo progetto, che poco alla volta sta prendendo quota, c’è da sempre Alessandro Carrara, che divide il suo tempo di lavoro fra le tre strutture. A coadiuvarlo, curando la parte delle gare come responsabile sportiva, c’è da qualche anno Caterina Quintarelli,.
Di dimensioni contenute ma con tutto quello che serve la clubhouse, ospitata nel casinetto di caccia che fu dell’imperatrice Maria Luigia d’Austria. All’interno il ristorante, con piatti tipici della cucina italiana e parmigiana in particolare, che può contare anche su un piacevole dehors ben ombreggiato. Una sosta davvero piacevole che mette in risalto le eccezionali esclusività della “Food Valley” più nota d’Italia, che ruotano attorno alle due preziose gemme del territorio: il prosciutto di Parma, che ha il suo centro nella vicina Langhirano, e del Parmigiano Reggiano, formaggio forse più imitato al mondo.
Sul campo, subito un’annotazione riguardo la condizione delle buche. Rispetto ad altre precedenti visite, il Golf del Ducato si presenta una spanna sopra, grazie anche al cambiamento totale dei fairway, che ora sono in Bermuda. Perfetti i green e tutto ha un aspetto molto più preciso e curato. Un segno tangibile che la gestione in questi anni ha fatto grandi passi avanti e che il progetto di “Parma Golf Experience” sta funzionando bene.
Collocate ai margini del parco naturale dei boschi di Carrega, le 18 buche raggiungono la ragguardevole lunghezza di quasi 6.300 metri. La cornice è rappresentata da grandi querce e acacie. Fondamentali per il gioco alcuni laghetti, che richiedono un gioco molto preciso, e un territorio dolcemente collinare, all’orizzonte del quale si staglia l’abitato di Parma. Da ricordare un paio di par 3 con generosi ostacoli d’acqua, la 5 e la 15. Per quest’ultima è necessario uno spettacolare ed emozionante colpo a caduta verso il green. Fra le più impegnative, ricordiamo la 3 e la 16, par 4 tosti e lunghi. Tutt’altro che da sottovalutare anche tre dei par 5, che sfiorano i 500 metri.
18 buche nel Podere di Ombriano
Dopo aver provato qualche bel passaggio sullo sterrato fra le buche del Golf del Ducato, comunque trascurabili per le straordinarie caratteristiche della nostra Land Rover Defender, lasciamo Sala Baganza in direzione di Crema.
Rientrati sull’A1, ne usciamo al casello di Basso Lodigiano, che dallo scorso anno ha sostituito la denominazione di Piacenza Nord. Giriamo attorno a Codogno (diventata ben nota per le vicende legate al Covid-19), attraversiamo Castiglione d’Adda e infine sfioriamo Crema, per approdare a una vasta area denominata Podere d’Ombriano.
Immerso nella vastità della verde campagna cremasca del Parco Naturale del Moso, la tenuta rappresenta uno fra i maggiori esempi di tipica azienda agricola lombarda. A partire dalla fine del XIX secolo, la struttura era un celebre caseificio, all’avanguardia per i tempi, grazie alla lungimiranza del proprietario, l’onorevole Gerolamo Rossi.
Da qualche anno, il bel percorso di Crema, disegnato da Luigi Rota Caremoli, è gestito dal presidente, Fabrizio Gargioni. Dall’anno scorso, ad affiancarlo Carlo Carozza, personaggio ben noto nel mondo del golf italiano. Come a Parma, il campo è in condizioni splendide. Non lo abbiamo mai visto così tirato a lucido nelle nostre numerose visite, da quando partecipammo alla sua inaugurazione, nel novembre 2002.
Queste 18 buche, battezzate Daddy, sono nate una decina di anni dopo le nove del Mummy, al momento in riposo per concentrare tutti gli sforzi sul percorso principale. E, ripetiamo, i risultati si vedono. Gli interventi recenti hanno reso il percorso, fra i più lunghi esistenti in Italia, quasi irriconoscibile rispetto a qualche anno fa. Merita un applauso anche il nuovo campo pratica, che ora è senz’altro fra i più belli in assoluto del nostro Paese, per allestimento, praticità e dimensioni.
Par 73, lunghezza 6.580 metri, il Daddy è un campo da affrontare con grande rispetto. Lo costellano ben 13 laghi che riportano il paesaggio a quel profilo esistente prima della grande bonifica, avvenuta nel XIV secolo. Non sono molte le buche di riposo, per cui, se volete divertirvi, non trascurate l’idea di utilizzare anche i tee più avanzati. Comunque avrete tantissimo golf da giocare, ve lo possiamo assicurare.
Partito come un vero e proprio links “padano”, con in aggiunta i già citati ostacoli d’acqua, negli anni ha visto crescere in alcuni punti importanti gruppi di alberi. E a questo punto la definizione più corretta crediamo sia diventata quella di parkland.
Piacevolmente ondulato per l’intelligente lavoro di movimento terra, su un’area assolutamente piatta, propone parecchie buche degne di nota.
Bello il corto par 3 della 7, quanto mai complesso il par 4 della 9. E poi c’è quello che noi consideriamo l’Amen Corner del circolo cremasco, che ruota attorno alle buche 15, 16 e 17. Gran finale con il lungo par 5 della 18, che ha il green ben difeso da un ampio lago sulla sinistra.
Gli spazi dell’azienda agricola sono enormi. Il Circolo di golf ne occupa solo una piccola parte in una cascina interna, lontana dalla strada d’accesso e vicina alla partenza del campo. Al pianterreno, in due edifici separati, la segreteria, diretta dalla gentilissima Rosanna Feroleto, e i grandi spogliatoi. L’ottima cucina del territorio, con in testa i celebri tortelli cremaschi, è ben rappresentata nel ristorante al primo piano della cascina adibita a clubhouse. Merita senz’altro una sosta.