Dopo una carriera nelle più importanti realtà golfistiche internazionali, Donato Di Ponziano sta portando avanti dal 2023 un nuovo progetto come Golf Development Manager del resort siciliano.
La nuova sfida di Donato Di Ponziano
Da gennaio 2023 Donato Di Ponziano ricopre il ruolo di Golf Development Manager del Verdura Resort.
L’obiettivo dichiarato è far conoscere e far apprezzare sempre di più al turismo golfistico nazionale e internazionale la bellezza e la qualità dei due spettacolari percorsi disegnati da Kyle Phillips, il West e l’East, quest’ultimo premiato nel 2023 come miglior campo d’Italia da Today’s Golfer.
La tua carriera nel golf è costellata di successi a tutti i livelli, vuoi raccontare qualcosa ai nostri lettori di ciò che è stato sinora?
Il golf mi ha dato tantissimo e purtroppo già so che non avrò mai la possibilità di restituirgli quello che secondo me meriterebbe. Non smetterò comunque mai di fare del mio meglio per onorare questo privilegio.
Iniziamo con la tua prima grande responsabilità nel golf: come è stata l’avventura alla Scuola Nazionale di golf?
La Scuola Nazionale di golf professionisti rappresenta una istituzione nel nostro Paese e come tale deve essere considerata. Sono onorato di esserne stato il direttore per trent’anni.
Deve continuare a essere la culla della conoscenza golfistica in Italia e un esempio in Europa.
Con queste finalità fu concepita nel 1986 da Giuseppe Silva e con questi obbiettivi deve continuare a operare.
Nel tempo ha raggiunto risultati eccezionali, basti ricordare che nel 1996 fu equiparata al programma educativo della PGA inglese, un riconoscimento eccezionale.
La nostra piccola realtà golfistica riusciva a competere con l’immensa storia e la tradizione del golf d’oltremanica.
Se guardo indietro ancora mi chiedo come abbiamo fatto.
Voglio ricordare coloro che mi sono stati più vicino in questo lungo viaggio, quelli che mi hanno sostenuto, aiutato e da cui ho imparato tanto: Giuseppe Silva e Tom Linskey che mi vollero alla Scuola, poi Baldovino Dassù, Massimo Mannelli, Piero Sabellico, Gian Luca Crespi e Filippo Barbè.
Hai viaggiato in tutto il mondo per insegnare il gioco del golf, qual è stato un ricordo indelebile di quegli anni?
Dal 1995 fino a pochi anni fa ho lavorato a tanti progetti in giro per il mondo con l’obiettivo di sviluppare il settore e migliorare la professione del golf coach, come a St Andrews quando preparavo i futuri maestri e professionisti.
Credo che il risultato ottenuto in India sia stato il più eclatante tra quelli contemplati nel programma e sono orgoglioso di aver dato il mio contributo. Ricevo continuamente attestati di stima che devo condividere con tanti colleghi senza il cui supporto non ci sarei riuscito.
Cosa significa essere stato il primo italiano nel board della Ryder Cup?
Quando mi chiesero di entrarne a far parte non ci volevo credere.
Io, un giovane professionista italiano, proveniente da una dimensione golfistica che era la più piccola d’Europa, ero chiamato a far parte del consesso dell’evento di golf più importante al mondo con il suo straordinario peso storico e il suo ineguagliabile valore tecnico e sportivo.
Essere stato nella stanza dei bottoni per cinque edizioni è stato un sogno, un’esperienza indimenticabile, un’immersione totale in un golf che onestamente da italiano non mi sarei mai aspettato di riuscire a vivere.
Dal 2023 hai intrapreso una nuova avventura professionale in qualità di Golf Development Manager del Verdura Resort. Raccontaci di più su questa nuova entusiasmante sfida lavorativa.
Il Verdura è un’eccellenza golfistica internazionale, è un resort che è riuscito a coniugare perfettamente la bellezza del territorio siciliano, due campi da golf di altissimo livello e l’esperienza mondiale di un gruppo alberghiero come quello di Rocco Forte Hotels.
l Verdura è soprattutto l’espressione della straordinaria visione di Sir Rocco Forte, un uomo che ha saputo comprendere il valore di un asset come il golf all’interno di un bellissimo resort.
Lui stesso ha voluto che mi occupassi di coordinare un piano di rilancio del golf nella sua proprietà e sono felice che oggi ci riconoscano che siamo sicuramente diventati un modello di riferimento del mercato.
I professionisti europei ti scelsero quale loro primo rappresentante, assegnandoti la Christer Lindberg Bowl, ovvero il massimo riconoscimento alla carriera. Com’è stato ricevere quell’importante attestato internazionale?
Fare il professionista di golf era un sogno che avevo sin da bambino e riuscire a diventare addirittura il presidente della PGA’s of Europe non me lo sarei mai aspettato. I riconoscimenti che si ricevono dai colleghi hanno doppio valore.
A volte si è fortunati a essere nel posto giusto al momento giusto, poi con tanto lavoro il risultato arriva.
Non ti è mancata nemmeno l’esperienza come speaker televisivo a Sky Sport, che ricordi hai di quella esperienza?
Credo che il golf italiano debba moltissimo a Sky. Senza l’impegno di questa emittente il golf non sarebbe oggi conosciuto dal grande pubblico.
Lavorare in televisione davanti alle telecamere è stata un’esperienza interessante sotto tanti aspetti e decisamente divertente.
Per tanti anni sei stato anche il presidente del Comitato Organizzatore dell’Open d’Italia maschile e femminile. Quali sono i ricordi che ti porti dietro di quell’incarico?
Nel 2003, George O’Grady, a quel tempo CEO dell’European Tour, dopo aver vissuto una non felice esperienza organizzativa nell’edizione dell’anno prima dell’Open d’Italia all’Olgiata, richiese alla Federazione Italiana Golf la possibilità di poter contare sulla mia esperienza.
Il Presidente Franco Chimenti fu d’accordo e così inizio la mia esperienza come promoter.
Trovai fortunatamente sulla mia strada Mario Pinzi, i cui consigli furono fondamentali per portare avanti al meglio l’incarico e con il supporto di Alessandro Rogato, Alessandro Costa e Alessandra Castriotta ricostruimmo la credibilità del torneo a livello europeo.
Mi piace pensare che tutto ciò che oggi rappresenta l’Open d’Italia nel panorama golfistico internazionale.
Una realtà consolidata e apprezzata da tutti per qualità e organizzazione, sia anche frutto del lavoro che fu fatto negli anni della mia gestione.