Chiudete gli occhi e immaginate la clubhouse ideale. Uno dei primi pensieri andrebbe sicuramente a quella del Golf Club Milano, con le sue maestose scalinate e la sua terrazza panoramica. Il vero carattere del circolo di Biassono risiede nella sua “cornice verde”, quella del Parco Reale di Monza. L’enorme area verde copre una superficie di 700 ettari, rendendolo uno dei più vasti parchi storici europei. Parliamo di ben centomila alberi di essenze diverse, tra cui una grande quantità di piante esotiche. Ad esempio la Robinia, la Quercia rossa e il Ciliegio tardivo, tutti sapientemente piantati nel 1808.
Esattamente 120 anni dopo, l’8 maggio 1928, il golf trovava il suo posto in questa lussureggiante vegetazione grazie all’opera del Senatore Giuseppe Bevione. Il primo assetto non è quello che tutti conosciamo. Appena sorto, il circolo si componeva di 9 buche e della Fagianaia di Vittorio Emanuele II. L’ex casino di caccia diventò la prima clubhouse del circolo per la sua posizione centrale. Il nome derivava dal fagiano che sovrastava la costruzione, successivamente spostato sul tetto della clubhouse odierna.
Nella primavera del 1958, l’allora presidente Gianni Albertini promosse la costruzione di una nuova clubhouse, una delle più belle d’Europa, e del terzo percorso, portando così il campo a 27 buche.
L’ampliamento del campo fece sì che la Fagianaia si trovò in periferia, dato che la vecchia buca 18 divenne la 13. Ormai insufficiente e decentrata rispetto al nuovo assetto, l’ex casino di caccia lasciò il posto all’attuale clubhouse firmata da Luigi Vietti, architetto di fama mondiale che contribuì alla creazione di importanti siti turistici, primo tra tutti i grandi alberghi e le residenze della Costa Smeralda.
L’ambizioso progetto fu fortemente voluto da Albertini che promise di completare l’opera in appena tre anni dedicandosi totalmente a questa complessa operazione politica, economica, sociale e organizzativa. Un lavoro magistrale composto, oltre che da architetti e progettisti, dai migliori pro e dilettanti dell’epoca. Ogni giudizio, ogni parere ha trovato la sua precisa applicazione. Gianni Albertini rimase alla guida del circolo per 14 anni, prima di diventare presidente federale.
Nel corso di questi ultimi 58 anni, la clubhouse del Milano ha assistito ai più grandi successi in campo nazionale e internazionale con otto edizioni dell’Open d’Italia. Lungo le imponenti scalinate che incorniciano l’ingresso, sono scesi alcuni tra i più forti giocatori del mondo. Tra essi José Maria Cañizares, Sandy Lyle, José Maria Olazábal, Bernhard Langer, Seve Ballesteros e gli italiani Costantino Rocca e Baldovino Dassù. E in epoca più recente, Miguel Angel Jiménez, Martin Kaymer e il nostro Francesco Molinari, che proprio qui sul green della 18 ha scritto un altro piccolo pezzettino di storia azzurra vincendo l’Open d’Italia nel 2016, dopo un’accesa lotta contro il campione Masters, Danny Willett.
Oltre alle gioie anche qualche dolore. La sera del 27 agosto 2008, un violento incendio ha parzialmente distrutto la clubhouse. Le fiamme sono divampate pochi minuti dopo le 20,30 e i vigili del fuoco hanno impiegato più di due ore per spegnere il rogo. La causa dell’incendio era dovuta a un corto circuito partito dalla rimessa dei golf cart e propagandosi nel giro di pochi minuti ha distrutto il bar, il guardaroba e alcuni locali nell’ala destra.
La ricostruzione ha dato vita a un nuovo assetto del bar, ancora più spazioso. A guidarlo Roberto Perego, che insieme al socio, Sandro Cantini, rendono la ristorazione del Golf Club Milano, una delle migliori in Italia. Difficile resistere alla cucina di Roberto e Sandro e all’attenzione minuziosa che riservano a ogni singolo dettaglio.
Di strada ne ha fatta il circolo monzese da 92 anni a questa parte. Dal primo capitale di 30mila lire per 300 azioni sottoscritte dai tre soci fondatori Giuseppe Bevione, Giorgio Enrico Falck e Giacinto Motta ad oggi, sotto la sapiente guida del presidente Armando Borghi e del direttore Roberto Carità. Il Golf Club Milano punta al suo secolo di vita vissuta all’insegna di uno stile sportivo fatto di competenza e professionalità. Una storia intrecciata al bosco che la circonda e a tutte le grandi personalità che hanno reso il Milano una delle sedi del golf italiano per eccellenza.